01 dicembre 2021
Il mondo delle fiabe
“E in quella conferenza, riallacciandomi alla Fiaba, divenni completamente esoterico”, riferisce Rudolf Steiner nella sua autobiografia (La mia vita). È il 1900, a Berlino, e la Fiaba è quella della Bella Lilia e del serpente verde in cui Goethe racchiuse (o nascose?) segreti attinti ad antiche tradizioni occulte. Le immagini della Fiaba divennero per Steiner oggetto di meditazione, più mobili e fluide dei concetti astratti. Una via che lo portò alle fiabe popolari, ai Märchen (la cui etimologia rimanda ai Misteri: al termine māri nell’alto tedesco, a mære nel medio tedesco: ‘Ci narrano le antiche storie [maeren] molti prodigi’).
“Avevo l’idea che certi segreti, che la vita della natura e il mondo degli uomini celano in sé, si rivelino all’anima solo cogliendone il significato in quelle immagini. Tali segreti sfuggono allo spirito umano quando cerca di catturarli in concetti. Ma si rivelano al sentimento che si accende nell’immagine”, scrisse Rudolf Steiner nel 1918.
Nel corso degli ultimi decenni l’interpretazione delle fiabe ha avuto un grande sviluppo, divenendo quasi un genere letterario. La lettura – psicologica, psicoanalitica o sociologica – ne ha rimpicciolito il significato per la vita umana, riducendolo a semplice rispecchiamento di conflitti e pulsioni della psiche.
Fino al XIX secolo anche ricercatori e compilatori erano convinti che le fiabe non avessero solo un valore di intrattenimento, ma che attraverso di esse venisse trasmessa una profonda sapienza. “Comune a tutte le fiabe è il residuo di una concezione che in tempi più remoti riusciva a esprimere cose soprasensibili in una visione per immagini”, scriveva Wilhelm Grimm nel 1856. A quest’idea si può ricondurre anche l’interpretazione di Rudolf Steiner. Le sue “interpretazioni”, infatti, non consistono in astrazioni, bensì in una concretizzazione di quelle “cose soprasensibili”; questa è del resto la scienza dello spirito in senso proprio. Un’“interpretazione antroposofica delle fiabe” non è priva di presupposti. Presuppone che l’aspetto soprasensibile sia sperimentabile e addirittura oggetto di ricerca esatta.
Riguardo ai miti e alle fiabe, Rudolf Steiner parlò di piani o livelli diversi di comprensione. Un primo livello, infantile e ingenuo, accetta le immagini in modo semplice, senza analizzarle ulteriormente. A un secondo livello si cerca di penetrarvi con il pensiero, di interpretarne i simboli. Esiste poi la possibilità di andare ancor più nel profondo. Di che cosa ci parla la fiaba, infatti? Non di un tempo: è al di fuori della storia – e non di un luogo, sebbene porti l’impronta del popolo in cui è nata. La fiaba parla il linguaggio universale degli archetipi, dei “segreti manifesti”.
Il valore della fiaba nella crescita del bambino e nella pedagogia è immenso, e l’ultimo capitolo del libro è dedicato appunto alle fiabe nella pedagogia. Tale valore non deve però essere fuorviante: le fiabe si rivolgono al cuore, allo spirito dell’uomo in tutte le età della sua vita. Possiamo riscoprire quale antico tesoro di sapienza racchiudano in questo percorso attraverso l’opera di Rudolf Steiner, tracciato da Almut Bockemühl.
Il mondo delle fiabe. Testi scelti Curati e commentati da Almut Bockemühl - Rudolf Steiner Editrice Antroposofica pag. 224 - € 20,00.
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