31 ottobre 2024
Scienza e antroposofia di Peter Heusser (di Fabio Burigana)
traduzione di Giancarlo Cimino
Una breve presentazione di un libro magnifico
Silvano Poli Sydney Brenner. "Stiamo annegando in un oceano, o in un mare di dati, ma siamo affamati di conoscenza." Questa è una citazione dalla Nobel Lecture di Sydney Brenner.
Cento anni sono passati dalla scomparsa di Steiner e le scoperte scientifiche sono aumentate in maniera esponenziale. È ancora valido il suo messaggio? Ha ancora un valore una Scienza dello Spirito o può dirsi ormai superata? Il problema non è di poco conto perché se da una parte una Religione o una Ideologia può attraversare immune qualsiasi progresso scientifico, non è certo così una visione che si pone come scientifica. Una visione scientifica non può essere un’isola ma deve avere la forza di confrontarsi con tutte le scoperte e non solo deve riuscire a sostenere la sua legittimità e la sua ragione di esistere ma anche la sua capacità di contenere valori e prospettive superiori.
Quello che caratterizza il vivente è l’eterico, quello che caratterizza i fenomeni della coscienza è l’astrale, ci diceva Rudolf Steiner all’inizio del secolo scorso.
Ora sappiamo che la biochimica, la genomica, l’epigenetica possono spiegarci tutti i fenomeni del vivente senza scomodare l’eterico e tutte le scoperte delle neuroscienze ci possono spiegare i fenomeni della coscienza!
È proprio così?
Dice il premio Nobel Brenner:
“Sì, penso che ora abbiamo una capacità senza precedenti di raccogliere dati sulla natura. Generato ovviamente dalla nostra capacità di sequenziare i genomi di organismi complessi. Si potrebbe dire che in linea di principio potremmo fare una descrizione atomo per atomo di ciò che esiste in natura, ma ora si sta sviluppando una crisi in biologia poiché queste informazioni completamente non strutturate non migliorano la comprensione. Ciò che la gente vuole è capire, il che significa che è necessario avere un quadro teorico in cui incorporarlo. È interessante notare che la parola scienza e la parola conoscenza in realtà sono la stessa parola, quindi le persone che si limitano a raccogliere dati non fanno scienza in questo senso. Penso che questo problema occuperà sicuramente la nostra attenzione nei prossimi decenni. Perché ne abbiamo bisogno non per capirlo, ma per comunicarlo e insegnarlo.”
Parto da questo punto per presentare l’ottimo testo di Peter Heusser.
Correr dietro alle nuove scoperte è la posizione dell’ingenuo. Attendere la novità scientifica, la scoperta più recente per comprendere una serie di fenomeni o il Mondo o il Senso di questo Mondo è il grande errore presente nella civiltà del progresso.
La nuova scoperta può avere una ricaduta tecnologica: ma ben poco ci offre in termini di comprensione. Ricordo che non ci può essere atto medico senza comprensione, senza comprensione dell’altro oltre che della medicina.
L’autore doveva quindi partire dall’epistemologia: cos’è la conoscenza scientifica?
Peter Heusser inizia proprio in questo modo: “Il conoscere scientifico ha sempre necessità di due elementi: in primo luogo di fenomeni, empiricamente dati e, in secondo luogo, di teorie, ovvero di idee, pensieri, concetti.”
È la ragione o l’empiria a condurre alla conoscenza?
Sicuramente ambedue sono necessari, non solo sono necessari ma intervengono in qualsiasi processo conoscitivo. Non c’è scoperta scientifica che non contenga ambedue gli elementi. Il problema è che nella ricerca scientifica questo processo è naïf.
Viene agito senza nessuna consapevolezza, lo scienziato crede (in verità non crede in quanto è un automatismo non consapevole) che l’epistemologia appartenga all’epistemologo non certo a lui che è scienziato o clinico. Lui deve fare con cose concrete, non ha tempo da perdere con le teorie. Purtroppo il pensare agisce, agisce in maniera completamente inconsapevole al soggetto e se il soggetto non è presente segue una serie di automatismi che procurano anche un falso senso di verità. Ecco quindi che l’autore deve partire con la conoscenza della conoscenza. Questo significa cogliere la natura del pensare in maniera indipendente dai contenuti specifici che vengono pensati. Quello che per lo scienziato naturale è il punto di arrivo: l’intuizione che connette i vari fenomeni percepiti, per lo scienziato dello Spirito diventa il punto di partenza per la conoscenza scientifico-spirituale. Lo scienziato dello Spirito deve arrivare alla consapevolezza che sta mettendo in atto l’aspetto dinamico del pensare, incosciente per la maggior parte degli scienziati naturali.
L’autore ci conduce a questi contenuti non facili attraverso un percorso che passa attraverso la filosofia e anche tutti i lavori di Steiner sulla scienza goethiana fino ad arrivare alla sua opera centrale: La filosofia della libertà.
Un rigoroso percorso di questo tipo da una parte ci permette di accogliere e integrare le più recenti scoperte scientifiche ma dall’altra parte ci permette di allontanarci dal riduzionistico scientifico fondato sulla mera dinamica molecolare. Infatti la visione meccanicistica riduzionistica viene presentata come l’unica possibile a fondamento della ricerca scientifica.
Tale visione è talmente implicita da non esser riconosciuta e diventa l’ostacolo insormontabile per arrivare alla Medicina individualizzata.
Solo attingendo allo Spirito attraverso un continuo lavoro di consapevolezza in primis nell’ambito del pensare si possono ritrovare i valori della Nuova Medicina Ippocratica: la Medicina Antroposofica.
Il testo di Peter Heusser è un testo fondamentale per tutti i medici antroposofi ma dovrebbe esser un riferimento per tutti gli Antroposofi che vogliono seguire la Via più sicura, quella indicata da Steiner nella Filosofia della libertà. Heusser dimostra una competenza non comune non solo dell’Opera di Steiner ma anche delle scoperte della Scienza odierna. Ci fa vedere come l’Opera di Steiner è quanto mai attuale, anzi proprio le scoperte recenti la rende indispensabile.
Il grande rischio del non riconoscere il potere sintetico del pensare, di perderlo nella marea di dati è quello di perdere la possibilità di identificare il soggetto pensante: l’io.
L'irrilevanza e l'indifferenza per l'io potrebbero essere il segno di un'assenza di io e parimenti la spiegazione di quanto nell'attuale mondo sta accadendo di confuso e di uniforme nella sua caoticità, onde in una sola pagina si potrebbe riassumere il quadro dei fatti tipici della caoticità: a cui codificazione stanno gli aurei ricami discorsivo-analitici degli intellettuali ben inseriti nel sistema e pur forbitamente criticanti di esso il tecnicismo e l'automazione integrale, ma non al punto che tale critica sia pericolosa per la loro situazione personale. Per cui. a quanto nell'attuale mondo sta accadendo di confuso e di monotono, tutti finiscono in qualche modo col cooperare mediante un'azione quotidiana non collegata con il suo principio. Un'azione forse senza io. Massimo Scaligero “
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